The role of independent publishing in the print renaissance
Magazine
C41
Category
print article
Publish
22 ottobre 2020
#C41
#indepentendmagazine
#writing
#photography
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22 ottobre 2020
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In occasione di una precedente intervista a Francesca Spiller, ideatrice e curatrice del progetto Reading Room, una libreria di riviste indipendenti a sud di Milano, alla mia domanda su cosa ne pensasse del progressivo aumento di progetti di editoria indipendente e di un interesse crescente, Francesca mi ha spiegato:
«Questo non è un fenomeno nuovo, puramente originale della nostra epoca, ma è sempre esistito. Oggi i progetti editoriali fuori dal circuito tradizionale vivono una seconda rinascita con nuovi approcci, temi e una rinnovata progettualità».
Come sottintende la parola “rinascimento”, ovvero la riscoperta e la riappropriazione di qualcosa che c’è già stato - e come aveva suggerito Francesca - per contestualizzare tale fenomeno, così ampio nel nostro Paese, è necessario approfondire il percorso storico dell’editoria indipendente italiana, rintracciando nel corso del tempo alcune delle caratteristiche, delle vicende più significative e i suoi protagonisti.
Il presupposto è di analizzare i magazine indipendenti non semplicemente come veicoli di informazioni di diverso genere, - che queste siano immagini o contenuti scritti - , ma considerandoli un tutt’uno nella loro dimensione di oggetto di carta, nel loro design e come espressione creativa dello spirito del tempo, di concetti culturali e idee formali che regolano gli elementi che la compongono per culminare nell’esperienza che vive colui che ne usufruisce.
Tra i primi esempi di editoria indipendente in Italia troviamo le numerose pubblicazioni spontanee legate al movimento Futurista - un censimento completo è stato pubblicato da Claudia Salaris nel suo libro Riviste Futuriste. Collezione Echaurren Salaris, Gli Ori, 2012 - ma a teorizzare e applicare su larga scala l’idea di un prodotto editoriale come veicolatore di messaggi, anche attraverso lo studio degli aspetti formali, è stato Albe Steiner, vero e proprio precursore della moderna professione di creative director.
Contattami per l’articolo completo ︎︎︎
«Questo non è un fenomeno nuovo, puramente originale della nostra epoca, ma è sempre esistito. Oggi i progetti editoriali fuori dal circuito tradizionale vivono una seconda rinascita con nuovi approcci, temi e una rinnovata progettualità».
Come sottintende la parola “rinascimento”, ovvero la riscoperta e la riappropriazione di qualcosa che c’è già stato - e come aveva suggerito Francesca - per contestualizzare tale fenomeno, così ampio nel nostro Paese, è necessario approfondire il percorso storico dell’editoria indipendente italiana, rintracciando nel corso del tempo alcune delle caratteristiche, delle vicende più significative e i suoi protagonisti.
Il presupposto è di analizzare i magazine indipendenti non semplicemente come veicoli di informazioni di diverso genere, - che queste siano immagini o contenuti scritti - , ma considerandoli un tutt’uno nella loro dimensione di oggetto di carta, nel loro design e come espressione creativa dello spirito del tempo, di concetti culturali e idee formali che regolano gli elementi che la compongono per culminare nell’esperienza che vive colui che ne usufruisce.
Tra i primi esempi di editoria indipendente in Italia troviamo le numerose pubblicazioni spontanee legate al movimento Futurista - un censimento completo è stato pubblicato da Claudia Salaris nel suo libro Riviste Futuriste. Collezione Echaurren Salaris, Gli Ori, 2012 - ma a teorizzare e applicare su larga scala l’idea di un prodotto editoriale come veicolatore di messaggi, anche attraverso lo studio degli aspetti formali, è stato Albe Steiner, vero e proprio precursore della moderna professione di creative director.
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