Paràdeisos. Marco De Ieso
Published
10/08/22
Fotografo
Marco De Ieso
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Category
Photography
#photography
#MarcoDeIeso
#journal!
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La parola paradiso, Paràdeisos per i greci, era il termine con il quale nell’antichità veniva indicato il giardino, il recinto. Un luogo di perfetta letizia, dove l’uomo coltivava non solo piante e ortaggi ma costruiva un’armonico rapporto in connessione con il naturale e le sue leggi, un luogo che coinvolgeva corpo e spirito in egual misura. Partendo da questo concetto il filosofo, scrittore ed entomologo francese Gilles Clément nel suo Breve storia del giardino (Quodlibet, 2013) sottolinea quanto sia importante per l’uomo e la sua sopravvivenza proteggere il bene prezioso che il giardino contiene: verdura, frutta, fiori, animali ma sopratutto l’arte di vivere a questo legata. Le tradizioni, le abitudini nonché la vasta varietà culinaria del nostro Paese, per la maggior parte provengono dalla storia, dalla cultura e dal sapere dal mondo rurale, narrato, tra i molti, in opere come le Bucoliche di Virgilio che decantò i pregi della vita agreste, nel Medioevo tramandato nelle pratiche dei monasteri fino all’immaginario poetico di Giacomo Leopardi ne Il sabato del villaggio che ne celebrava i riti. Nel Novecento il fotografo Paul Strand e lo scrittore Cesare Zavattini nella loro opera Un paese (1955) hanno documentato per immagini il forte legame della nostra società con la terra, ma anche Mario Giacomelli che nei segni della fatica delle mani e dei visi ritrovava i solchi dei campi in una metafora visiva a limite con l’astrazione.
Il fotografo Marco De Ieso con le sue immagini si aggiunge, con uno sguardo biografico e intimo, a questo immaginario della vita contadina, in particolare del centro Italia rintracciandone simboli ed elementi caratterizzanti. «Vivendo in un piccolo paesino, in un contesto rurale, ero circondato da oggetti di uso contadino, mi divertivo ad osservarli a trarre da loro emozioni e ricordi che di volta in volta i nonni e gli zii mi raccontavano. I miei scatti sono un racconto che ruota intorno alla mia infanzia e ciò che mi ha accompagnato poi nel mio percorso fotografico, interpretato dagli oggetti e composizioni di scene di vita quotidiana».
Nelle sue immagini sebbene il fotografo descrive luoghi e abitudini della sua città natale, Panicale in Umbria, attraverso una luce radente e fortemente materica, che rende lo scenario pittorico, le scene e gli oggetti ritratti si elevano ad uno stato archetipo e universale. Il contesto rurale e le tradizioni popolari, insieme al forte attaccamento alla famiglia e alle origini, sono gli elementi principali del suo racconto fotografico nonché la fonte d’ispirazione dei sui principali progetti, dove al centro pone sempre il rapporto tra le azioni quotidiane dell'uomo e il territorio in cui vive.
Il fotografo Marco De Ieso con le sue immagini si aggiunge, con uno sguardo biografico e intimo, a questo immaginario della vita contadina, in particolare del centro Italia rintracciandone simboli ed elementi caratterizzanti. «Vivendo in un piccolo paesino, in un contesto rurale, ero circondato da oggetti di uso contadino, mi divertivo ad osservarli a trarre da loro emozioni e ricordi che di volta in volta i nonni e gli zii mi raccontavano. I miei scatti sono un racconto che ruota intorno alla mia infanzia e ciò che mi ha accompagnato poi nel mio percorso fotografico, interpretato dagli oggetti e composizioni di scene di vita quotidiana».
Nelle sue immagini sebbene il fotografo descrive luoghi e abitudini della sua città natale, Panicale in Umbria, attraverso una luce radente e fortemente materica, che rende lo scenario pittorico, le scene e gli oggetti ritratti si elevano ad uno stato archetipo e universale. Il contesto rurale e le tradizioni popolari, insieme al forte attaccamento alla famiglia e alle origini, sono gli elementi principali del suo racconto fotografico nonché la fonte d’ispirazione dei sui principali progetti, dove al centro pone sempre il rapporto tra le azioni quotidiane dell'uomo e il territorio in cui vive.












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